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un giro tra i feudi di Viola De Medici & Matteo Della Gherardesca
 
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 Cronache di un gruppo di pisani erranti

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ViolaDeMedici
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MessaggioTitolo: Re: Cronache di un gruppo di pisani erranti    Cronache di un gruppo di pisani erranti  - Pagina 2 Icon_minitimeMer Mar 14, 2012 11:35 pm

Io77 ha scritto:
[rp]Cosa è un’emozione?
Emozione è ricerca.
Emozione è desiderio.
Emozione è scoperta.
È quel brivido che pervade il corpo e lascia l’inequivocabile segnale del suo passaggio. È fiato corto, una lacrima silenziosa, un palpito del cuore, invisibile ma assordante.
Cosa è un’emozione?
La sensazione di essere soli in una folla immensa, disegnare i lineamenti di un volto nel colori del tramonto, la brezza mattutina che accarezza la pelle, sfiorare un viso e sentirne il calore.
Trovarsi a dire le stesse cose avendo ancora tutto un mondo da conoscere, cercare insieme le parole giuste per esprimere qualcosa di indefinibile, sapendo di perdere in partenza.
Emozione è un mantello poggiato sulle spalle da due mani forti e tremanti, emozione è l’imbarazzo che ci pervade e la certezza di voler soccombere al turbamento. È una carezza condivisa che rivela un desiderio inespresso, la seduzione incorporea di due anime affini, l’attrazione, la suggestione, il fascino che ci perseguita nei sogni.
Emozione è un sorriso complice, emozione è un sospiro a occhi chiusi.
L’emozione può schiudersi e frammentarsi in mille altri cristalli di emozione, ognuno con il suo palpito, ognuno con la sua sfumatura, in un evolversi infinito che è sempre sorpresa, che non è mai assuefazione.
Perdersi negli occhi di qualcuno per poi ritrovarsi, questa è emozione.[/rp]
La penna le scivola dalle dita, la testa trova conforto sul cuscino, il sonno la coglie mentre cerca di rendere parole ciò che in fondo è solo pura, semplice emozione...
Io77 ha scritto:
Un rapimento.
Un fidanzamento.
Queste le notizie che le giungono da Pisa.
Un romantico rapimento ai danni di una carissima amica, una vicenda di cui non può seguire tutti i risvolti, ma un giovane soldato l'ha rapita non trovando altro modo per stare da solo con lei e la sorpresa della malcapitata è stata grande. Come dire "il fine giustifica i mezzi"...
Un fidanzamento atteso, quasi preannunciato. Quel viaggio è stato galeotto per molti, grazie alla distanza da Pisa c'è stato chi ha capito quanto valessero i propri affetti, chi ha consolidato un amore, chi ha capito di non poter stare lontano da casa e da un volto in particolare.
E c'è chi adesso teme proprio il ritorno a casa e non sa se sia più forte la nostalgia o la certezza di non voler perdere qualcosa di desiderato...

Le notti trascorse in taverna passano veloci. I minuti fuggono via come schegge impazzite e anche nel silenzio il rumore è assordante.
Ma in realtà il silenzio non è mai stato un problema, perchè la compagnia è piacevole e lo scambio incessante.
Ha iniziato a vivere davvero la città, Maddalena. Si reca al mercato per acquistare il pane e per vendere i propri frutti, scrive nella bacheca cittadina, inizia ad abituarsi agli orari delle taverne e sa quando troverà in giro gli amici più cari.
Ora due giorni di attesa la renderanno silenziosamente irrequieta. Sa già che guarderà inutilmente dalla finestra cercando di riconoscere un'ombra che non scorgerà. Ma sa anche che quando un'ombra disegnerà per terra la sagoma ormai a lei tanto cara, quel solo sussulto la ripagherà delle ore spese ingenuamente davanti alla finestra. E terrà quel sussulto dentro di sè, ne assaporerà tutta la dolcezza e solo i suoi occhi tradiranno il suo piccolo segreto.
Il viaggio continua, manca tempo prima che finisca, ma Maddalena sa già che non lo dimenticherà mai.
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MessaggioTitolo: Re: Cronache di un gruppo di pisani erranti    Cronache di un gruppo di pisani erranti  - Pagina 2 Icon_minitimeMer Mar 14, 2012 11:35 pm

Io77 ha scritto:
Nell'oscurità della sua stanza Maddalena ride.
Sente attorno a sè, impalpabile, la felicità che stanotte ha toccato con mano e che l'ha sfiorata a sua volta.


"E' stato così terribile?"
"No, non è stato affatto terribile"
"Siete felice?"

Maddalena annuisce nel buio.
Gli occhi le ridono ma nessuno può vederli.
Non importa. La pervade un leggero tremore che la fa sentire viva.
Era un'ipotesi, l'ipotesi da accertare di un futuro ancora da costruire, ma per lei è un'allettante premessa.
Si sfiora le labbra con l'indice. Questo futuro è stato così vicino stanotte, e così intenso.

Chiude gli occhi. Vuole dormire.
Dormendo potrà sognare e sognando potrà immaginare.
E potrà svegliarsi l'indomani, mostrarsi al mondo e capire se qualcuno riesce a leggere una luce nuova nei suoi occhi.
C'è chi lo ha fatto. Non dimenticherà mai quella notte.
Montepulciano è semplicemente splendida.

Io77 ha scritto:
In punta di piedi sull'ultimo piolo di Delia (la) Scala, Maddalena allunga il braccio il più possibile per arrivare ai frutti più alti.
"Natura infingarda! Potevi regalarmi qualche centimetro in più! Sono stanca di questi frutti rossi... Voglio un frutto giallo verdognolo! Questa gonna poi, che impiccio dà!"
Mentre con la mano destra tenta di afferrare un invitante frutto verdino che campeggia sul ramo più alto, la mano sinistra raccoglie tutta l'inutile stoffa di una gonna davvero inadatta a raccogliere frutta.
"Ohhh.... ohhhhhh.... ahhhhhhhhhhhhhhh..."
...
Ahia...
Le gambe all'aria, la gonna strappata in un piccolo punto, Maddalena si massaggia il fondoschiena dolorante che ha sperimentato quando poco soffice sia il terreno di un frutteto.
"Maledetta Delia, traditrice di una scala!"
Un piccolo calcetto dispettoso fa oscillare leggermente Delia, che urta contro il tronco.
TONC!
Il frutto giallino verdognolo si stacca dal ramo e le cade dritto dritto sulla testa.
"Eh no! Questo è troppo!"
Raccoglie il frutto ormai odiato, lo osserva attentamente e lo getta via.
"Non era neppure maturo... anzi, era piuttosto coriaceo...
Basta frutta per oggi. Ne ho avuto abbastanza, direi. Vorrà dire che il dolce di stasera non sarà una crostata, sarà una torta... al formaggio!"


Ammaccata e dolorante, la perfida Delia sotto il braccio, controllando di tanto in tanto la crescita del bernoccolo sulla testa e l'ampiezza dello strappo sulla gonna, Maddalena si incammina nei vicoli di Montepulciano e saluta chi incontra.
Un sorriso di circostanza tenta di dissimulare l'indolenzimento generale e vorrebbe far passare inosservato lo sguardo di sconfitta e il vestito inevitabilmente sporco di terra.

Il ruscello è a due passi da lei e il suo gorgoglio felice la mette subito di buonumore.
Poco lontano il cigolio allegro della ruota di un mulino ormai familiare le tiene compagnia.


[rp]Cari amici di Pisa,
attendo pazientemente l'esito del bando per Rettore, prima di decidere la data della mia partenza.
Se dovessi essere scelta per ricoprire questa carica così prestigiosa, preparerò i miei bagagli e farò ritorno a casa, dopo tanti giorni.
Se invece non dovesse essere così, una nuova avventura mi si prospetta all'orizzonte, un'occasione a cui difficilmente potrei rinunciare, e che mi terrà lontana da voi ancora per un po'.
La mia vita qui è cambiata, inutile negarlo, a dimostrazione che il destino riserva sempre le sorprese più inaspettate.
Una novità su tutte: sto accantonando la parola "mio" per sperimentare il suono della parola "nostro"...[/rp]
"Nostro"... Maddalena posa per un istante la penna in grembo e si perde con lo sguardo nel cielo limpido. La ruota del mulino vicino gira inesorabile e solca con perizia il corso d'acqua. La dolcezza di quella parola sussurrata a fior di labbra dà un sapore del tutto nuovo alle cose, ma il piacere nel pronunciarla non può neppure essere paragonato all'emozione provata nell'averla sentita adoperata da qualcun altro.

[rp]So che adesso non potete capire e credetemi, capisco ancora ben poco anche io. Ma nell'incertezza della comprensione, nel lento trasformarsi di un'ipotesi, nel graduale comporsi di un disegno di mirabile bellezza sta tutto il fascino di questi miei giorni.
Vi prometto che presto, molto presto, vi farò avere notizie più precise.
Vi abbraccio e vi penso sempre. La lontananza può solo amplificare gli affetti più grandi, mai attenuarli.
Vostra
Maddalena[/rp]
"E ora... il nostro dolce!"
Maddalena corre felice verso casa della zia. La gonna strappata, il bernoccolo e la schiena dolorante sono ormai solo un divertente ricordo.
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MessaggioTitolo: Re: Cronache di un gruppo di pisani erranti    Cronache di un gruppo di pisani erranti  - Pagina 2 Icon_minitimeMer Mar 14, 2012 11:36 pm

Io77 ha scritto:
Si siede sul baule e comincia a saltellare.
"Chiuditi maledetto, chiuditi!!!
Ma perchè al ritorno i bagagli sono sempre più difficili da fare che all'andata?"

Maddalena guarda sotto di sè e rivolge due occhi di bragia verso quel malefico spiraglio che non vuole proprio saperne di sparire.
"Domani chiamerò rinforzi..."

La stanza è un guazzabuglio.
I suoi effetti personali sono sparsi ovunque e l'idea di fare i bagagli la deprime.
Colpa della pigrizia, certo, ma anche perchè lasciare Montepulciano non è facile.
Apre la finestra e lascia che l'aria della notte entri prepotentemente nella stanza. In lontananza la collina che domina il ruscello offre a Maddalena l'occasione di rinverdire ricordi recentissimi e ancora pieni di dolcezza.

"Vorrei tanto che tutti fossero felici come me adesso... e invece la mia felicità provoca amarezza in altri... l'imperfetta perfezione..."

Scrolla la testa cercando di liberarla dai pensieri e prende la penna tra le dita:

[rp]Amici miei,
sto per tornare. Sabato partiremo alla volta di Pisa. Faremo delle tappe, certo, ma ogni giorno che passerà spazzerà via tante miglia che mi separano da voi.
Saremo un bel gruppo e soprattutto porto con me una grande sorpresa e una grande gioia. Spero vorrete accoglierla come solo voi sapete fare... fatelo sentire come a casa, vi prego, lui è così felice di ritrovare Pisa e tutti i suoi abitanti.
Appena arriverò, il catasto sarà il mio primo pensiero, promesso! Bri e Djo hanno dormito già fin troppo a lungo nella fredda tenda sul lago...
Non vedo l'ora di riabbracciarvi tutti!
Tew... ci vedremo a Firenze? Come mi avevi promesso?
Ho bisogno della scorta! Sono un rettore adesso!!!
Sì può essere raggianti e malinconici al tempo stesso? Adesso ho due case, due città, il mio cuore ama due luoghi splendidi, ma soprattutto ama un uomo, l'uomo che ha saputo far tornare il sorriso sul mio volto.
A presto, a prestissimo
Vostra
Maddalena[/rp]
Iside. ha scritto:
Bri camminava per le viuzze di Pisa per recarsi alla Taverna dei Miracoli con i suoi panini appena sfornati. Giunta quasi sull'uscio si sente chiamare da un messo:

"Oh signorina...unn'è che sete amica di Maddalena Lo77 de li Borromei? 'nsomma..deh, vella lì, avete 'apito!"

Bri esplode in una fragorosa risata, asciugandosi le lacrime dagli occhi risponde:

"Se ci riferiamo alla stessa persona.. direi di si, gentil messere, porta forse sue nuove?"

L'uomo si dimostra di poche parole, le consegna una lettera salutandola in malo modo... forse sentendosi un pò ridicolizzato...ma Bri non se ne cruccia più di tanto, è abituata a vedere visi offesi in risposta ai suoi modi fin troppo schietti... e l'unica cosa di cui le importa in questo momento è fra le sue mani. Legge la lettera tutta d'un fiato, fremendo dall'immensa gioia... presto potrà riabbracciare la cara Maddi...appena entrata in locanda si siede per rispondere all'amica:

[rp]Carissima Maddi,
mille volte congratulazioni per la nomina a Rettore! Sono così felice per te, lo meriti tanto... E poi che letizia venire a conoscenza del tuo ritorno, non vedo l'ora di riabbracciarti e chiacchierare insieme amica mia! Sai che le persone che porterai con te saranno ben accette, una in particolar modo... perchè chi ti ama e ti rende felice è a sua volta amato da tutti noi. Fate buon viaggio, Pisa vi aspetta con ansia!
Ti abbraccio forte.

Tua Bri[/rp]

Esce dalla taverna e rischiama Panzarotto con un fischio, accarezzandogli la testa gli sussurra:

"Da Maddy"

Tutta sorridente si incammina verso la tenda quasi saltellando, non vede l'ora di poter avere una casetta da condividere con il suo dolce Angelo.. ma si sente chiamare immediatamente...

"Briiii ma non dovevi vendermi i panini? Dove te ne vai con il cesto ancora pieno?"

"Ops nonnina... hai ragione... eccoli qui i tuoi panini freschi freschi... "

E poi sorridendo, la mano tesa a porgere la lettera:

"La nostra Maddi sta tornando"
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MessaggioTitolo: Re: Cronache di un gruppo di pisani erranti    Cronache di un gruppo di pisani erranti  - Pagina 2 Icon_minitimeMer Mar 14, 2012 11:37 pm

Lordtew ha scritto:
[i]Matteo si trovava come suo solito, in questi giorni di tranquillità, a spillar birre all'Allegro Cinghiale facendo compagnia ai consueti ed ai nuovi avventori che giungevano da oltre frontiera.

Stava dando una mano di straccio al bancone, quando Greenmiki entrò trafelata portando in mano una pergamena da Montepulciano.
Era di Maddalena! Finalmente aveva deciso di lasciare gli ozi del Sud Est e di rituffarsi (e non da sola!) nella fresca atmosfera pisana!

Nell'attesa di bancare le prime scommesse sul nome del misterioso accompagnatore, Matteo decise che era tempo di risponderle.

[rp]Mia Cara Maddalena, mia rettrice,
ho ricevuto con molta gioia la tua missiva per gli amici Pisani, e devo dire che i preparativi per accoglierti stanno già fervendo, nonostante manchi ancora una settimana.

Nel frattempo cercherò di non crogiolarmi nell'indagine riguardo la persona che giungerà al tuo fianco, anche se un annuncio di questo tipo meriterebbe una maggiore attenzione.

Farò il possibile per venirvi incontro ed accompagnarvi fino a casa, magari in compagnia di qualche amico che, come me, non vede l'ora di rivederti. Sarebbe un'occasione per rivedere Firenze, dalla quale manco da troppo tempo, e sorseggiare una birra nelle splendide taverne con vista sull'Arno, o su Santa Maria del Fiore.

Purtroppo gli impegni quotidiani mi portano spesso a dover preferire il dovere al volere, e non potrò assicurarti la mia presenza a Firenze se non tra qualche giorno. Ma ti terrò certamente aggiornata: la Rettrice dell'Università di Firenze non può certo aggirarsi senza scorta, col rischio che villici e briganti possano anche solo sfiorare la carrozza che vi riporterà a Pisa.

Non mi resta che mandarti un forte abbraccio. Che i tuoi ultimi giorni a Montepulciano scorrano felici e sereni come quelli appena passati, e che il tuo viaggio possa scorrere rapido e sereno.

A presto,

Matteo[/rp]

pnj ha scritto:
... stucchevole... devo ripassarne il significato...

Come era solito fare prima di ogni viaggio, stava passeggiando per le strette vie di Montepulciano. Non ne sapeva il motivo, conosceva a memoria ogni sasso, ogni casa; durante i lunghi turni di guardia aveva imparato a riconoscere ogni seppur minimo cambiamento nelle cose.
Sabato sarebbe partito per un nuovo viaggio, forse il più importante della sua vita.
Sicuramente non per caso si trovò a passare sotto a casa di Trilly, dove alloggiava Maddalena da quando era giunta a Monte.
Non avrebbe voluto disturbarla, ma dalla strada si sentivano strani rumori, grida confuse e frammentate giungevano a lui: "Chiuditi maledetto, chiuditi!!!
Ma perchè ....più difficili ...chiamerò rinforzi"


Senza esitare entrò in casa come una furia, brandendo il bastone fece le scale tre a tre e giunto davanti alla porta che avrebbe dovuto essere di Maddalena, stette un secondo fermo, in silenzio. Mentre riprendeva fiato cercava di pensare velocemente al da farsi, cercava di capire quanti malintenzionati vi erano in camera. Sicuramente qualche balordo stava rapendo il Rettore.

Scostò senza far rumore di qualche centimentro la porta e lo spettacolo all'interno non fece altro che confermare la sua tesi: la stanza era un guazzabuglio e gli effetti personali di Maddalena erano sparsi ovunque. Sentì poi la finestra aprirsi e, temendo che stessero fuggendo con l'amata, si precipitò dentro.

La situazione era leggermente diversa da come se l'era immaginata: Un baule stracolmo di ogni cosa giaceva in mezzo alla stanza semi-aperto, vestiti, frutta, libri e lettere giacevano ovunque: sul letto, sul pavimento, sullo scrittoio.
Maddalena era pacificamente seduta, intenta forse a scrivere, e non vi era la presenza di nessun maleintenzionato...
L'uomo prese a pensare ancora più velocemente di prima, ma più si sforzava di trovare una giustificazione, meno i pensieri salivano lucidi.

...Buona sera Maddalena... scusate... l'intrusione a queste ore tarde ma.... ecco io... ero passato solo per ... salutarvi... ecco. Si si, per salutarvi!
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MessaggioTitolo: Re: Cronache di un gruppo di pisani erranti    Cronache di un gruppo di pisani erranti  - Pagina 2 Icon_minitimeMer Mar 14, 2012 11:38 pm

Io77 ha scritto:
Non si era accorta del leggero cigolio della porta che si apriva lentamente.
Immersa nei suoi pensieri, la penna in mano, lo sguardo verso la finestra aperta, Maddalena era intenta a scrivere ai suoi amici lontani.

Improvvisamente sentì l'inconfondibile rumore di chi respira affannosamente dopo una corsa o uno sforzo e la presenza di qualcuno dietro di lei.
Sollevò la testa, rimase qualche frazione di secondo immobile e girò lentamente il capo verso la porta.
Un sussulto di paura la lasciò esterrefatta, la mano al petto per trattenere la sorpresa, la bocca aperta pronta ad emettere un urlo.
Ma l'urlo le morì in gola non appena la lucidità le fece riconoscere i lineamenti tanto amati.
Il panico si trasformò in stupore, la bocca spalancata si richiuse in un sorriso divertito.


"Siete solito fare irruzione così nella stanza di una signora?"
L'uomo che le stava di fronte appariva piuttosto confuso e biascicava parole frammentarie cercando una giustificazione plausibile.
"Beh, dunque, buonasera...
Volevate salutarmi no?
Volete accomodarvi o preferite rimanere sulla soglia ancora a lungo?"


Lo guardò con tutta la tenerezza di cui era capace.
Poi si alzò, lo prese per mano e lo condusse vicino la finestra, invitandolo a sedersi accanto a lei. Non riusciva - e non voleva riuscirci - a staccare gli occhi da quelli di lui. Se solo avessero voluto, avrebbero potuto rimanere così per ore e parlarsi senza parole.
Si era creato tra loro un rapporto meravigliosamente strano.
Cercarsi e trovarsi era diventata l'occupazione più piacevole delle loro giornate.
Sedersi accanto e condividere la quotidianità e le piccole cose. Scoprire la loro affinità dalle parole più semplici e dai gesti più comuni. Condire con una sottile gradevole ironia ogni loro incontro. Trovarsi a desiderare la reciproca compagnia e vivere tutto questo con la pacatezza di chi sa che la fretta brucia le emozioni e che la neve che cade lenta e inesorabile imbianca la terra in modo uniforme e duraturo, mentre la tempesta sconquassa le fronde degli alberi e provoca uno sconvolgimento forse intenso, ma breve e insapore.
Non era dunque tempesta? Sì, lo era, come negarlo.
Grazie a quell'uomo Maddalena si rendeva conto ogni giorno di più di come impeto e serenità possono andare di pari passo, intensità e pace, una furia dolcissima che coccola e scombussola al contempo.


"Volete condividere con me una delle miei gioie più grandi?"
Indicò con gli occhi il foglio su cui stava scrivendo e poggiò la punta della penna sull'espressione "Amici miei" per fargli capire a chi fosse indirizzata.
"Del resto... è come se fossero già anche amici vostri."
Con la mano sinistra prese la mano destra di lui che docilmente si fece guidare. La poggiò sulla sua mano, che impugnava la penna. Poi gli carezzò il volto e sorrise. Un'emozione indescrivibile le serrava il petto.
Lentamente, due mani intrecciate scivolarono sul foglio e la calligrafia tremula e insicura tradiva la loro felicità.

Io77 ha scritto:
Aprì gli occhi all'improvviso.
Un buio opaco la circondava. Piccoli spiragli di luce dispettosi le ferivano gli occhi.
Cercò a tentoni, nell'oscurità, ma accanto a sè sentì solo il calore che accompagnava il ricordo.
Si alzò lentamente, fece capolino con la testa fuori dalla tenda e respirò a pieni polmoni l'aria del mattino.
Il gorgoglio del piccolo ruscello vicino la chiamava invitante e Maddalena decise infine di avvicinarsi. L'acqua fresca sul viso e sul collo la svegliarono del tutto.
Nonostante cercasse con lo sguardo attorno a sè, soffermandosi su ogni fronda e cercando di scrutare dietro ogni albero, non vide nessuno. Solo i suoni della natura le facevano compagnia, nessuna voce, nessun rumore di passi. Anche la tenda dei suoi compagni di viaggio sembrava vuota.

Quelle non erano le colline di Montepulciano.
Ormai ne conosceva il morbido profilo a memoria.
Era ad Arezzo.
Avevano viaggiato tutta la notte e si erano fermati molto tardi, quando già la luna illuminava la città da diverse ore. Una piccola sosta in taverna, per rifocillarsi e ristorarsi, l'incontro con la bellissima Matha, ormai sua cara amica, poche chiacchiere sul sindaco prematuramente scomparso e il caos cittadino, che però aveva reso attivi e partecipi tanti aretini. L'incontro con Ladyinblack in tarda notte, promettente medico fiorentino. Ma soprattutto la possibilità di godere in pace, anche se per poco, della compagnia di chi ormai era parte integrante della sua vita. O forse era egli stesso la sua vita.

Avrebbero voluto ripartire subito ma nessuno aveva intenzione di lasciare solo messer Pipist, che distrattamente si era messo a lavorare a Monte il giorno prima, restando indietro rispetto al gruppo.
Per prima cosa, prima ancora di dedicarsi al suo lavoro come rettore, Maddalena corse al municipio, per controllare gli arrivi della giornata. Solo alla vista del nome di Pipist nell'elenco si tranquillizzò, gli inviò una breve missiva e si ritirò nella biblioteca cittadina per lavorare.
Le ore passavano e i fogli sul tavolo rimanevano caotici e senza ordine.
Non riusciva a concentrarsi.
Immagini ben precise si accavallavano nella sua mente, rumori, parole, sensazioni. Malgrado quella fine di marzo riservasse ancora una temperatura piuttosto bassa per la stagione e la primavera si facesse attendere, Maddalena sentiva le gote avvampare e le mani conservavano il calore piacevole della notte.
Sul foglio davanti a sè poche parole confuse, scarabocchiate alla rinfusa:


[rp]...la camera vista fiume...
il tetto... sotto lo stesso tetto... viversi...
il sogno traditore non l'avrà più vinta...
la collina...
...strana... la schiena dolorante...
noi...[/rp]
Spinse via i libri e le scartoffie, lasciò sul tavolo il foglietto privo di significato per molti, ma forse non per tutti e si alzò rassegnata.
Chi avrebbe trovato quel pezzo di carta l'avrebbe ritenuto delirante e l'avrebbe probabilmente gettato via.
Maddalena non se ne curò. In fondo i "segni di sè" si lasciano più per se stessi che per gli altri...
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MessaggioTitolo: Re: Cronache di un gruppo di pisani erranti    Cronache di un gruppo di pisani erranti  - Pagina 2 Icon_minitimeMer Mar 14, 2012 11:38 pm

Io77 ha scritto:
"E' tardissimo!!!"
Maddalena si era attardata nel frutteto di Montevarchi ed era rimasta ad ammirare, sul limitare del bosco, quel Monastero della Ginestra che svettava imponente tra gli alberi.
Incurante del sole che tramontava, aveva passeggiato a lungo per le viuzze tortuose della città, perdendo completamente il senso del tempo.
Ora correva a perdifiato tentando di tornare al più presto nel centro cittadino per non far tardare troppo l'inizio delle lezioni.

"Padre Karlingo... ecco sì... oggi insegna Muratura... poi... Tara, Medicina Avanzata. Dopo questo lungo periodo di assenza sarà forse un po' nervosa davanti ai suoi studenti..."

Nella radura vicino al frutteto la tenda era ancora montata.
Maddalena tolse i paletti dal suolo, ripose sul carretto i bastoni che sorreggevano l'impalcatura e distese sul prato il telone di stoffa robusta, piegandolo con cura.
La tenda dei suoi compagni di viaggio era già bella e pronta sul carro.

"Forse un giorno riuscirò ad essere anche io attenta e precisa come Artemisia... forse..."
Mentre sistemava i bagagli, lo sguardo le si posò su qualcosa che giaceva a terra, solitario e malridotto. Maddalena rimase a guardare quel piccolo ricordo per qualche istante, poi lo colse, aprì un libro e lo ripose tra le pagine.

La partenza per Firenze era prevista per quella sera.
In taverna Alba e Pipist la attendevano per partire. Arte e Luca si trovavano già alle porte della città.
Un saluto veloce al sindaco e gli zoccoli di Balzano già scalpitavano sul selciato.

"Ci dobbiamo fermare". Maddalena guardò Alba con una serietà insolita.
"Cosa? E perchè mai?". Le ruote del carretto smisero di cigolare e otto occhi indagatori si fermarono su di lei.
"Ehhh... ecco... ho dimenticato una cosa importante!"
"Ma cosa? Bagagli? Dovete salutare qualcuno?"

Maddalena approfittò della sosta, prese un libro dalla borsa e saltò giù dal carretto. La taverna Piazza Varchi era a pochi metri di distanza.
Pochi minuti dopo era già di ritorno e ritrovò i quattro compagni di viaggio nella stessa posa interrogativa di prima.

"Possiamo andare". Il volto sorridente della ragazza tradiva una certa soddisfazione, mentre si accomodava di nuovo al suo posto lisciandosi la gonna e fingendo indifferenza.
Il carretto riprese lentamente il suo moto sobbalzante e di tanto in tanto Maddalena scorgeva Alba che la guardava di sottecchi, cercando di indovinare cosa avesse fatto in taverna.

L'indomani mattina un taverniere sarebbe entrato sbadigliando, avrebbe trovato sul bancone un piccolo fiore ammaccato e malconcio, che aveva perso tutto il suo profumo ma conservava quello di un abbraccio, lo avrebbe preso tra indice e pollice con aria infastidita e lo avrebbe gettato via.

"Ma che razza di "segni" stupidi sono mai questi!" avrebbe pensato. E avrebbe affogato il suo sciocco fastidio in un grande boccale di birra.

Albatwo ha scritto:
Albatwo era stato fino a tardi in taverna e come al solito il suo portafoglio all'uscita era sempre più leggero che all'entrata, mentre la sua pancia era sempre un pochettino più gonfia.
Aveva chiacchierato amabilmente con Haramis e Flavianix Pipist Artemisia e Maddalena.
Poi, piano piano,tutti se ne erano andati e come sempre erano rimasti soli, a gustarsi quel poco tempo che la vita concedeva loro.

La neve continuava a scendere lenta, fiocco dopo fiocco...

Al mattino si era alzato presto ed era andato al ruscello a lavarsi il viso per scacciare il sonno che faticava ad abbandonarlo. Aveva promesso a Maddalena che oggi si sarebbe lavato per bene con del sapone, ma non era del tutto sicuro che la cosa facesse così bene... ma in fondo lei era medico e doveva fidarsi.

Alla sera si ritrovarono tutti: Arte e Luca avevano già caricato la tenda sul carro, precisi e puntuali come sempre, mentre Maddalena stava ancora armeggiando con i picchetti ed il robusto telone. Pip stava seduto su di un tronco ad accordare il luito e scribacchiava su di un foglio probabilmente i versi per una sua prossima lirica.

Alba si appoggiò ad un pesco che si stava preparando a fiorire e guardò il gruppo di amici indaffarati nei preparativi. Era felice di quel viaggio e fra un paio di giorni avrebbe assaporato una nuova vita.

Finalmente partirono, ma appena dopo pochi metri Maddalena si fece improvvisamete seria e guardando l'uomo alla guida del carro disse: "Ci dobbiamo fermare." Allo sguardo indagatore di lui rispose: "Ehhh... ecco... ho dimenticato una cosa importante!"

-"Ma cosa? Bagagli? Dovete salutare qualcuno?"

Maddalena scese agile dal carretto e corse in taverna reggendo con le mani la lunga gonna blu per non inciampare.
I quattro Montepulciosi rimasero immobili a guardarsi con aria interrogativa, ma poco dopo la Pisana ricomparve sorridente e soddisfatta.

"Possiamo andare."

Alba diede una piccola pacca a Balzano ed il carretto riprese cigolando la marcia verso Firenze.

Ogni tanto gettava qualche occhiata a Maddalena cercando di indovinare quale fosse stato il motivo di tale fermata, ma la donna impassibile guardava il panorama collinoso che li circondava. Qualche timida foglia verde chiaro cominciava a spuntare macchiando il grigiore degli alberi spogli; ogni tanto macchie bianche punteggiavano i boschi in lontananza. Il rigore dell'inverno si stava definitivamente allontanando per lasciare spazio alla stagione del risveglio.

Alba allungò la mano nel carretto dietro a se e porse distrattamente a Maddalena un ramo di fiori rosa, reciso dal pesco vicino alla radura dove avevano soggiornato.

Balzano si girò sentendo il profumo dei fiori ed emise un raglio di protesta...
O asinaccio... hai ragione!
Questa volta fu alba ad arrestare il passo, scese di fretta e andò in coda al carro, dove c'erano i viveri per il viaggio. Prese da un sacco un po' di carote e del fieno e li porse a Balzano assieme ad una carezza.
Con occhi grandi e riconoscenti guardò prima la verdura, poi l'uomo con il quale condivideva i viaggi ed emise un raglio che tutti interpretarono di felicità.
HIII HOOOOO, HIII HOOOOO
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MessaggioTitolo: Re: Cronache di un gruppo di pisani erranti    Cronache di un gruppo di pisani erranti  - Pagina 2 Icon_minitimeMer Mar 14, 2012 11:39 pm

Io77 ha scritto:
Il tempo era letteralmente volato.
Quella mattina si era ritrovata per la seconda volta a trascorrere del tempo nella capitale e non la ricordava così bella.
I ricordi perdono via via la nitidezza dei contorni e rinverdirli è sempre una gioia per il cuore.
Maddalena era un po’ indispettita del poco tempo a disposizione. Avrebbe voluto stringere una mano nella sua e trascorrere la giornata passeggiando senza meta, perdendosi nei vicoli e addentrandosi nei boschi dei dintorni. Il sole occhieggiava dalle rade nuvole lattiginose ed era effettivamente un peccato sprecare una mattinata così limpida. Aveva intravisto un prato lussureggiante sul limitare della foresta e sembrava il posto ideale per un pranzo improvvisato.

Scosse la testa per tornare alla realtà.
Con la fantasia aveva trasformato la biblioteca in una radura e l’ammasso di carte davanti a sé in erba e fiori.
Mise le mani sui fogli, restò così per qualche istante e poi scombinò nervosamente tutto, confondendo le assegnazioni delle lezioni con le lettere ricevute e gli aggiornamenti delle conoscenze dei suoi studenti.
Sporgendosi indietro, in equilibrio sulla sedia, gettò un occhio fuori dalla finestra.

“Sarà sì e no mezzogiorno…”
Chinò la testa sulle carte e si costrinse a un’ora buona di concentrazione e lavoro.

Aveva saltato il pranzo. La biblioteca si era a poco a poco svuotata e Maddalena alzò gli occhi dai fogli accorgendosi di essere rimasta quasi sola.
Ripose in fretta le sue cose e corse al mercato, piuttosto vivo a quell’ora.
Mordicchiando una mela e tenendo in mano la sua Delia (la) Scala e un piccolo sacchetto di carta, si incamminò canticchiando verso la foresta.
Il rumore cadenzato delle asce era un concerto di percussioni, intervallato dalle voci robuste di chi tentava di scambiare due chiacchiere durante il lavoro malgrado il frastuono delle accette.
Maddalena scelse un faggio riparato, lontano da occhi indiscreti e finì la sua mela seduta all’ombra, la schiena poggiata al tronco.
Poi controllò timidamente che nessuno la stesse osservando, appoggiò Delia al fusto dell'albero e si arrampicò su uno dei rami più bassi, maledicendo la onnipresente, scomodissima gonna.
Aprì il sacchetto che aveva con sé e, con la testa poggiata al ramo, lasciò cadere a poco a poco la farina che vi teneva dentro, immaginando una nevicata leggerissima. La farina volteggiava dolcemente nell’aria, impalpabile ed eterea, ma al suolo si formò lentamente una coltre di farina che imbiancava l’erba. Lo stupido gioco finì solo quando Maddalena, soddisfatta, si avvide di avere creato un piccolissimo spiazzo “innevato”, solo a quel punto scese dall’albero e si avviò verso la città, preoccupata di aver tardato troppo.

“Coff coff… ma che cosa diamine è…?!? Coff coff…”
Un’improvvisa folata di vento aveva sollevato la “farinosa neve”, che aveva investito in pieno un taglialegna vicino.
Maddalena affrettò i passi, cercando di nascondere il sacchetto, lo sguardo colpevole e il sorriso divertito. Ma da lontano riuscì a sentire l’uomo che imprecava…
“Ma chi è che getta a terra la farina in quantità da mercato??? Ora mi rimarranno i “segni” sui calzoni! Maledetti…!!!"
Io77 ha scritto:
A San Miniato aveva proprio deciso di darsi all'ozio più puro.
Non avrebbe raccolto legna, non avrebbe cercato lavoro, non avrebbe studiato, non avrebbe fatto assolutamente nulla.
Avrebbe impiegato il suo tempo passeggiando, incontrando gente in taverna, beandosi del sole d'aprile e cercando riparo tra le fronde della foresta.
Null'altro se non dedicarsi ai suoi pensieri.
Non avrebbe neppure scritto, neppure un rigo, cosa piuttosto insolita per Maddalena, che solitamente riusciva a trarre spunto per un fiume di parole anche dalle cose più banali.
Giunse in foresta nel primo pomeriggio, si distese sull'erba profumata e rimase a fissare il cielo.
L'indomani sarebbe stata a Pisa, a casa, e ciò la metteva decisamente di buonumore. Le nuvole scorrevano davanti ai suoi occhi creando immagini che la fantasia rendeva realtà.
Una piazza... una fontana... una casa a due piani affacciata sul fiume... la ruota di un mulino... i volti degli amici... un cagnolino che le correva incontro... una torre pendente...

Di fronte a lei un albero piuttosto imponente, dalla forma contorta e affascinante, si faceva rimirare.

"Eppure potrei provare..."
Prese carta e penna dalla bisaccia e resistendo all'impulso che la induceva a riempire quella carta di parole, iniziò a muovere la penna sul foglio in modo piuttosto impacciato.
Era talmente concentrata, cone le labbra serrate e gli occhi chini, che si accorse del suono delle campane solo all'ultimo rintocco.
Sollevò lo sguardo...

"Oh, già le sei"
Corrugò la fronte...
"... le sei..."
Rimase frastornata tentando di ripescare dalla sua mente quel barlume di memoria che le suggeriva che qualcosa doveva accadere alle sei... sì, ma cosa?
"Maremma universitaria!!! Le sei!!!"

Maddalena si alzò di scatto, sollevò la gonna con le mani e cominciò a correre a perdifiato, immaginando già una decina di studenti inferociti che attendevano fuori dall'aula.
Solo l'erba schiacciata testimoniava le lunghe ore che Maddalena aveva trascorso oziando nella foresta. L'erba schiacciata, una penna e un foglio scarabocchiato, distrattamente lasciato ai piedi dell'albero.
Soltanto quando fu già in città e aveva finalmente dato il via alle lezioni universitarie, Maddalena portò una mano alla fronte, rimproverandosi per aver dimenticato quel foglio su cui aveva speso buona parte del pomeriggio con l'intenzione di renderlo un dono umile ma, sperava, gradito.

"Mannaggia a me... il mio di-"segno"..."
E immaginò il suo povero foglio preda dei giochi di uccelli e scoiattoli...

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